CGIL, CISL e UIL: fino a metà novembre assemblee nei luoghi di lavoro e iniziative territoriali, il 28 una manifestazione nazionale. "E in assenza di risposte sarà sciopero", annunciano i confederali.
Le segreterie confederali di CGIL, CISL e UIL
e le categorie del pubblico impiego e della scuola
hanno deciso il seguente percorso di mobilitazione: fino al 13 novembre
assemblee nei luoghi di lavoro per illustrare le richieste contenute nelle
piattaforme di categoria; fino al 16 novembre, iniziative territoriali di
mobilitazione, coinvolgendo cittadinanza, ambienti accademici e culturali,
parlamentari e amministratori locali; il 28 novembre manifestazione
nazionale.
"Se non ci saranno risposte sia sul fronte degli aumenti salariali, sia
sulla riapertura della stagione di rinnovo dei contratti; se non verrà liberata
dai vincoli esistenti la contrattazione decentrata, strumenti essenziali per
migliorare l’organizzazione del lavoro e la qualità dei servizi pubblici,
verrà proclamato lo sciopero di tutti i settori pubblici e della scuola
per chiedere al Governo di cambiare le scelte che unilateralmente ha inserito
nella Legge di stabilità 2016, mortificando sia la dignità professionale che la
condizione economica dei lavoratori", dicono unitariamente i confederali.
"Scuola, sanità, sicurezza, servizi pubblici, autonomie locali,
soccorso pubblico, fisco, università, ricerca, cultura, sono tutte funzioni
fatte dal pubblico e che garantiscono pari opportunità e benessere per i
cittadini. Non riconoscere i diritti dei lavoratori e non finanziare le
amministrazioni pubbliche e l’innovazione, la ricerca e la formazione non
favorisce la crescita e non qualifica la competitività nel Paese. I
lavoratori pubblici si mobiliteranno con il sostegno delle Confederazioni per
rivendicare legittime prerogative contrattuali e per migliorare la qualità
delle pubbliche amministrazioni nell’interesse generale di lavoratori e
cittadini", affermano Serena Sorrentino, Maurizio Bernava e Antonio
Foccillo, segretari confederali di CGIL, CISL e UIL.
"Nella Legge di stabilità ci sono scelte che vanno nella direzione
contraria, mentre nelle riforme del Governo che hanno riguardato la scuola e la
pubblica amministrazione si prosegue nella scelta di assegnare potere ai
dirigenti nominati dalla politica, di sottrarre competenze alla contrattazione
sia nazionale che di secondo livello, dando potere unilaterale alle
amministrazioni anche sulle modalità di distribuzione delle risorse
contrattuali. Infine, non ci sono risposte per i precari né per l’occupazione a
causa delle misure che bloccano ancora in larghissima parte il turn-over",
continuano le tre sigle.
"Contrattazione vuol dire trasparenza, invece, con
scelte unilaterali si producono solo iniquità e discriminazioni. Il
sindacato continuerà la propria mobilitazione fino a che ai lavoratori
pubblici non sarà restituito il diritto al contratto, alla contrattazione e a
un giusto salario", concludono i tre dirigenti sindacali.
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